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Outside is America

Si parla e si parlerà tanto di Stati Uniti da qui a Novembre. E’ giusto così. Qualcuno ha detto Dovremmo votare anche noi per quelle elezioni, tanto sono influenti nella vita di tutto il mondo. Come dargli torto?

Jeremy Rifkin nel suo libro Il Sogno Europeo ha passato la palla a noi del vecchio continente. Come a dire, sintetizzando, che è dall’Europa che ci si attende un nuovo paradigma, una nuova visione del mondo, quella scintilla che inviti a vedere le cose con occhi diversi e in modo più omnicomprensivo. Siamo gli unici che probabilmente possiedono la giusta dose di storia, pensiero, cultura e influenza economica per tracciare questo percorso planetario.

Per quanto la tesi di Rifkin sia molto interessante,  secondo me manca un anello nel ragionamento. L’Europa può giocare questo ruolo solo ed esclusivamente se gli Stati Uniti si lasceranno guidare per mano. Sono ancora una potenza troppo superiore, soprattutto militarmente, perchè si riesca ad ottenere qualcosa di concreto senza contare sull’appoggio a stelle e strisce. Dunque la vera drammaticità di queste elezioni non sta tanto nel trovare qualcuno che appena salito al potere stravolga e rinneghi la propria cultura, guidato magari da una visione europeista della politica, ma di avere una guida che almeno mostri un’apertura mentale ai problemi mondiali rispetto all’assoluta cecità dell’amministrazione Bush di questi ultimi 8 anni. Un’amministrazione che ha dato davvero l’idea degli Stati Uniti come di una potenza che si è chiusa sui propri interessi calpestando sistematicamente ogni apertura a discorsi globali, di qualunque genere. L’unica attenuante per George W. è quella di essersi trovato a difendere gli interessi delle lobbies petrolifere nel momento cruciale di ridistribuzione strategica delle fonti delle ultime gocce di petrolio rimasto. Non hanno potuto guardare in faccia a niente e nessuno.

Dunque speriamo che gli States compiano un processo di trasformazione da Gigante Egoista a Gigante Buono. Se questo avverrà l’Europa potrà davvero essere la sua guida verso l’impostazione di un nuovo ordine mondiale più aperto e ugualitario. Se invece questo non avverrà, i tempi futuri potrebbero essere più duri del previsto. Per tutti.

Io a pelle  credo che il candidato più vicino all’idea espressa sopra sia Obama.